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n.7

L’ouro di sitoù

Quaderno
Pubblicato il: Maggio 2003

Indice:

Prefazione …………………………………………..  p.3
Trascrizione …………………………………………  p.4
Ostana: le frazioni. Villa (2ª parte) …………..  p.5
Le “Poste Italiane” a Ostana …………………..  p.31
Museo o collezione? ……………………………..  p.48
Mulini e mugnai a Ostana ………………………  p.49
Moulin e moulinie (2ª parte) ……………………  p.67

Prefazione:

"Documentare per conoscere..." dicevamo nel 1997, all'inizio del nostro impegno. L'arco di tempo trascorso non è poi cosi rilevante se rapportato ad un lavoro di ricerca qual'è il nostro. Ed è forse il metodo d'indagine ( la verifica di ciò che la gente sa e che ancora ricorda e ha la volontа di trasmettere ) che ci fa apparire il periodo non così breve. Anno dopo anno la voce che la "memoria collettiva" ci trasmette va facendosi sempre più flebile e, di conseguenza, lo spazio di indagine risulta sempre più angusto. Fra non molto venendo a mancare, per decorso naturale, le fonti orali dovremo affidarci esclusivamente alla ricerca d'archivio, documentazione che, in verità, già supporta alcuni aspetti dell'indagine.

Tutto nella norma, si sa: con lo scomparire di una civiltà, se ne vanno i suoi artefici e, con loro, in molti casi persino la "memoria". Marginare, almeno in parte, gli esiti di quest'ultimo aspetto vuol dire per noi salvaguardare nel contempo la nostra identità. Anzi, ricrearla, ricostruendo la storia del luogo in cui siamo nati o a cui siamo profondamente legati. Un'identità che ci è stata trasmessa dagli "artefici" di cui dicevamo, alla quale gli stessi, con i loro percorsi di vita, hanno dato dignità; la "gente" come si usa dire: persone, che noi, per consuetudine, citiamo con nome e cognome e, per una migliore identificazione, anche con il soprannome. Le pubblicazioni periodiche (che mai hanno avuto pretese letterarie nè tantomeno scientifiche) curate dalla nostra Associazione sono il frutto di questa collaborazione: unico compenso per autori ed estensori dediti ad un impegno il cui scopo non è che di arricchire altri che la cultura di Ostana.

"Conoscere per capire ... - e -porre le basi, adeguandole ai tempi, per proiettare verso un futuro, tutto da inventare, questo fazzoletto di terra occitana". L'impegno degli inizi, in questi anni non è mai stato abbandonato, malgrado le difficoltà dell'agire in un contesto di problemi di cui tutti siamo a conoscenza. L'adeguamento ai tempi attuali consiste - secondo noi - in una maggiore attenzione verso il territorio, oggi votato all'abbandono.
Curato nei suoi aspetti paesaggistici e supportato dalla valorizzazione della "storia" locale, può favorire un turismo mirato, sempre più richiesto e quindi costituire una risorsa, anche se modesta. Ne sono riprova alcune iniziative realizzate recentemente in tal senso. Ma, forse, noi non riusciamo ancora a "vedere lontano" come invece sanno fare i professionisti (non sempre disinteressati) di un certo occitanismo oggi di moda, a seguito dell'applicazione della legge 482 (norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche): mega spazi e mega progetti virtuali, cancellazione di un passato da dimenticare, perchè odorante di stalla, "normalizzazione" della lingua,il ricco patrimonio della stessa espresso nelle sue varianti vallive ...

In attesa, continuiamo ad occuparci delle nostre piccole cose, base indispensabile da cui ripartire, per un futuro "tutto da inventare" -ribadiamo- di questo fazzoletto di terra occitana che è Ostana. L'occasione, in questo caso, ci è offerta dalla copertina del VII quaderno. I sitoù (falciatori) riprodotti sulla stessa, sono lavoratori ostanesi di tanto tempo fa ripresi con i loro attrezzi in spalla, durante il trasferimento stagionale in Fronç'Aouto (Queyras).
Il termine (i) sitoù indica altresì la costellazione di Orione, che proprio in queste notti va terminando il suo ciclo invernale, scomparendo dietro la linea d'orizzonte delle creste di Viso. Le tre stelle allineate sono sempre state un punto di riferimento per gli ostanesi e non solo. Una sorta di orologio notturno. Due esempi colti al volo: "D'uvèrn, cont dëvìën biourà ou butà pupa i vél, garavën i sitoù; p'r aquì a déç oure" (In inverno, quando dovevamo abbeverare i vitelli o farli allattare, osservavamo i sitoù; alle ventidue circa). O ancora: "A Mario Candëléro i sitoù van dùërme cont la filéro" (A Mario Candëléro -inizi febbraio- i sitoù scompaiono dall'orizzonte quando la filatrice smette il suo lavoro e va a dormire -all'una, circa-).

Iniziavano presto il loro lavoro di sfalcio i sitoù: all'alba.
L'ouro di sitoù è il titolo della pubblicazione. Un'ora, un'alba, vera, che auspichiamo abbia a sorgere nuovamente per la nostra comunità.

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